Stallo delle bonifiche e dei dragaggi, il futuro di Venezia è pieno di incognite

Porto Marghera è un sito di interesse nazionale (SIN) da bonificare dal 1998. Sono passati oltre 20 anni, e ancora i lavori non sono finiti. La contaminazione prosegue, con molte incertezze per il futuro dell’area. Allo stesso tempo, Venezia è anche un importante porto commerciale, ma i suoi canali per rimanere operativi devono essere dragati: la mancanza di siti dove conferire i fanghi, però, blocca gli interventi e genera gravi impatti sull’attività del porto. Nella sua relazione appena approvata, la Commissione ha voluto indagare queste due situazioni critiche della Laguna.

In base all’ultima perimentrazione, il SIN di Venezia Porto Marghera si estende su una superficie di 1.618 ettari e risulta caratterizzato al 95%, con procedimento di bonifica o messa in sicurezza concluso sul 17% dei terreni e l’11% delle falde.

Marginamenti ancora da concludere

L’opera principale di messa in sicurezza riguarda i marginamenti: opere per contenere l’inquinamento all’interno delle macro isole che compongono Porto Marghera. Questi lavori sono fermi dal 2013. Su circa 45mila m da realizzare, ne sono stati già costruiti 41mila. Nonostante la parte da realizzare sia piccola, non bisogna assolutamente dimenticare che la mancata conclusione dei marginamenti vanificherebbe le opere finora eseguite: infatti l’inquinamento nel frattempo va avanti. Allo stesso tempo, emergerebbero profili di danno erariale per gli importi spesi finora. Ad oggi, per la conclusione delle opere mancano 11,4 milioni di euro, a carico del Ministero dell’Ambiente.

Dragaggi in stallo e nessun ripascimento

Parlando invece del tema dei dragaggi dei canali portuali, per comprendere il problema bisogna partire da alcune premesse. Per prima cosa, la Laguna perde ogni anno secondo l’università di Venezia circa un milione di metri cubi di sedimenti che scivolano nei canali. Questa perdita andrebbe compensata con opere di ripascimento. Allo stesso tempo, i canali portuali necessiterebbero, per consentire l’accesso alle navi commerciali, di regolari dragaggi come manutenzione ordinaria. I sedimenti di risulta, secondo la legge speciale per Venezia, devono rimanere in Laguna a meno che non contengano rifiuti pericolosi e, in mancanza di contaminazione, potrebbero essere utili proprio per il ripascimento.

Impatti negativi sul porto: solo nel 2019 stop a 120 navi

Oggi però non viene effettuata nessuna opera di ripascimento, mentre per i dragaggi dei canali si osserva un sostanziale stallo. A determinare il blocco delle attività di escavo sono le difficoltà di gestione dei sedimenti, a causa della mancanza di siti per il conferimento. Questo ha impatti diretti molto rilevanti sull’operatività del porto commerciale. L’esempio più emblematico è quello del canale Malamocco-Marghera o dei Petroli: la sua mancata escavazione ha portato al declassamento del porto e reso impossibile l’ingresso per 120 navi solo nel 2019.

La situazione dei siti di conferimento

I sedimenti sono divisi in base al livello di contaminazione in classi: A, B, C, oltre C.

Allo stato attuale, i fanghi di classe “B” (utilizzabili per ripascimenti) e “C” (più inquinati, utilizzabili solo per innalzare isole emerse in laguna) vengono conferiti  all’Isola delle Tresse, che si trova nel contermine lagunare. Però vengono gestiti in modo confuso, e questo rende impossibile riutilizzarli per ripascimenti. Il Provveditorato per le opere pubbliche, a dicembre 2020 ha autorizzato il rialzo dell’isola di circa 12,50 m, per aumentarne la capienza di un milione di metri cubi, destinata tuttavia ad essere riassorbita nell’arco di due anni.

Nella cassa di colmata del sito Molo Sali, anch’essa nel contermine lagunare, venivano conferiti i sedimenti di classe “oltre C” non pericolosi. Allo stato non riceve alcun tipo di fango, perché in stato di manutenzione straordinaria. È parzialmente operativa la discarica a terra di Vallone Moranzani, in località Malcontenta, che riceve i fanghi di categoria “oltre C” pericolosi dopo il loro trattamento e inertizzazione presso l’area “23 ettari”. Per l’area di Vallone Moranzani, situata fuori dalla laguna ma all’interno dell’ambito portuale, è prevista alla fine del conferimento dei sedimenti una riqualificazione e trasformazione in parco: le ridotte quantità di fanghi “oltre C” pericolosi determinano tuttavia un allungamento dei tempi di saturazione del sito e dunque per la sua seguente riqualificazione. Sarebbe dunque necessario trasportare anche i fanghi in colonna “C” e addirittura “B” in questo sito. Per la piena operatività della discarica è inoltre necessario l’interramento delle linee aeree di Terna, oggi effettuato solo in parte.

Il protocollo fanghi atteso da oltre quattro anni

Un altro problema che contribuisce al blocco dei dragaggi è la mancata approvazione (attesa da oltre quattro anni) di un nuovo protocollo fanghi in sostituzione di quello del 1993. Tra i problemi che dovrà affrontare c’è anche la gestione separata dei fanghi di classi diverse, per poterli poi riutilizzare per i ripascimenti.

Una frammentazione delle competenze, e una reale mancanza di regia e di forte coordinamento di tutte le tematiche che affliggono la Laguna di Venezia hanno portato a questa situazione di stallo su tutti i fronti. La mancata bonifica del SIN di Porto Marghera, a partire dai marginamenti, costituisce un ostacolo al processo di reindustrializzazione dell’area. La mancata esecuzione dei dragaggi ha già avuto ripercussioni dirette sull’economia della città e rischia di impattare pesantemente anche sul suo futuro.

 

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