Rifiuto Capitale

Rifiuto Capitale
Il mondo dei rifiuti romani è marcio: lo denunciamo da anni. E’ sotto procedura di infrazione europea e nell’occhio del ciclone in vari filoni d’inchiesta della Magistratura. Il processo al monopolista Cerroni che secondo l’ordinanza del GIP nel Lazio gestiva un ”sodalizio criminale in grado di condizionare l’attività dei vari enti pubblici coinvolti nella gestione del ciclo dei rifiuti” è iniziato lo scorso anno.
A questo si aggiunge Mafia Capitale, che rivela altre sfaccettature del complesso mondo dei rifiuti romano. In un «sistema corruttivo ramificato» bastano un imprenditore, un avvocato, un funzionario distratto o un politico compiacente e il gioco è fatto. Nelle inchieste romane spesso i personaggi e le tecniche si intrecciano. Il mondo dei rifiuti è più proficuo della droga, soldi facili e basse possibilità per i colpevoli di venir accusati o condannati. Si gioca al confine tra ciò che è legale o meno e, una volta mossa l’accusa, le lacune normative e le lentezze burocratiche che portano alla prescrizione aiutano chi commette il reato. Anche per questo la nostra legge sui reati ambientali – prima firma Salvatore Micillo – è ancora ferma al Senato.
Ora scopriamo che Cerroni sta chiedendo alla società di gestione integrata dei servizi ambientali del comune di Roma, AMA SpA, ben 900 MILIONI di euro come risarcimento danni per un mancato accordo tra AMA e Colari, il suo consorzio, vera multinazionale della gestione della “monnezza” di Roma.
Cerroni per ottenerlo si basa su un contratto stipulato con AMA e firmato per conto di AMA da Panzironi, attualmente in carcere per Mafia Capitale. Inoltre – da alcune intercettazioni in nostro possesso – risulta che altri due personaggi coinvolti nell’inchiesta parlino con grande ilarità del contratto in questione.
Possibile che un contratto stipulato tra due persone arrestate e sotto processo per reati gravissimi rischi di farci pagare 900 milioni di euro il che comporterebbe il fallimento – in un colpo solo – di AMA e del Comune di Roma?
Una tragedia per noi cittadini costretti a pagare con le nostre tasse la gestione criminale delle discariche romane.
Questa che segue è una cronistoria dei fatti accaduti, indispensabile per comprendere i rapporti tra AMA ed il consorzio di Cerroni.
    •   Agosto 2008: Franco Panzironi (attualmente in carcere) il 6 agosto 2008 viene nominato Amministratore Delegato di AMA. E’ Alemanno che decide di affidare a Panzironi – democristiano di ferro come Cerroni – la poltrona più alta di AMA.
    •   Giugno 2009: Panzironi sottoscrive con il Consorzio Colari un contratto che impegnerà la società pubblica a portare a Malagrotta (la più grande discarica d’Europa) 1000 tonnellate di rifiuti al giorno per sei mesi. Nel contratto viene stabilito inoltre che ogni eventuale contenzioso che dovesse nascere tra le due parti sia demandato ad un collegio arbitrale.
    •   Dicembre 2009: scade il contratto tra AMA e Colari. Questo non viene rinnovato in quanto la gestione dei rifiuti della capitale viene commissariata. Ciononostante la mondezza continua ad arrivare a Malagrotta.
    •    Cerroni decide di presentare il conto e – appellandosi al contratto stipulato con Panzironi – fa avviare l’arbitrato per ottenere 900 milioni di rimborso. Cerroni vuole essere risarcito anche per i costi sostenuti per un impianto composto da tre linee di incenerimento e per i suoi altri impianti con spese dimostrate in sede di arbitrato dal punto di vista commerciale attraverso mere fatture . Uno dei problemi è che Cerroni ha terminato la costruzione di una sola delle tre linee di gassificazione e solo per questa ha ottenuto il rilascio dell’AIA (Autorizzazione Integrata Ambientale). Per di più la macchina che ha costruito, così come evidenziato anche nello scambio epistolare intercorso tra il Gse ed il Consorzio Colari, dimostra di non avere mai funzionato. Oltre ciò, è da dire che i dubbi sul rilascio della nuova AIA, tenuta per ora in un cassetto della Regione Lazio viste anche le note vicende giudiziarie, sono molteplici e li stiamo segnalando di volta in volta alla Procura. In breve, la richiesta di risarcimento di Cerroni si baserebbe sul presupposto che il Consorzio Colari intanto avrebbe costruito e fatto funzionare alcuni impianti in quanto contava sulle quantità di rifiuti fornite da Ama. Ai lettori più curiosi, consiglio l’articolo “Le verità nascoste sull’inceneritore di Malagrotta, dove vengono approfondite le questioni più scottanti attinenti il gassificatore. Dalla lettura degli atti relativa al lungo iter autorizzativo del gassificatore di Malagrotta, si evidenziano a nostro avviso imperizie e inadempienze che chiediamo siano verificate dalle autorità competenti. Un esempio fra tanti è la posizione dell’edificio che contiene la macchina dimostrativa attualmente non funzionante e che riteniamo potrebbe essere costruito non rispettando neanche le distanze minime di rispetto dal Rio Galeria previste dalla legge (150 metri) . Una relazione giurata di un ingegnere, sulla base di un rilievo di un geometra, entrambi tecnici di parte Cerroni, ha permesso di superare i vincoli idrogeologici e paesaggistici e per conto suo, la Regione Lazio li ha avallati senza il beneficio del dubbio. Basta dare uno sguardo  alla cartina (in foto) per dubitare che le distanze effettive in realtà siano inferiori ai 150 metri previsti dalla legge. Quanto ai famosi impianti di trattamento meccanico biologico (i c.d.Tmb), questi sono entrati in piena funzionalità solo di recente (come accertato dal NOE e dalla precedente Commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo illecito dei rifiuti) e solo grazie alle innumerevoli denunce dei cittadini ed all’intervento deciso della Commissione Europea. Diciamo la verità, era più conveniente e semplice per il privato e per gli amministratori, gettare rifiuto talquale in discarica in barba alle norme comunitarie, che provvedere ad una seria gestione dei rifiuti.
Che il pubblico lasci fare il privato senza controllare con la giusta attenzione è un fatto grave, ricorrente e abituale.

Per concludere, mi preme segnalare che l’ex sindaco Alemanno, al centro delle note vicende di Mafia Capitale, alla fine del proprio mandato maggio 2013, ha stipulato un accordo tra Eni, Roma Capitale e Ama. Nel contratto vengono permutate ben 9 stazioni di servizio benzina, in aree di pregio a Roma e di proprietà del Comune (tra le quali una in Corso Francia vicina alla ”sede” degli incontri di Carminati, ironia della sorte), con una piccola area di proprietà ENI da bonificare ubicata a Malagrotta vicino all’inceneritore AMA di Ponte Malnome. Partite valutate di uguale valore per la cifra di 6 milioni e mezzo di euro. Ci domandiamo se in questa operazione il nostro patrimonio pubblico non ci abbia rimesso e per questa ragione lo segnaleremo alla Corte dei Conti. A dimostrazione che l’area di Ponte Malnome sia a rischio di esondazione oltre che sito da bonificare (quindi difficilmente sfruttabile) ricordo che in proprio in quella zona, il 31 gennaio 2014 è esondato il Rio Galeria, disperdendo lungo i terreni il petrolio fuoriuscito dalla limitrofa raffineria ed i rifiuti ospedalieri del deposito dell’inceneritore Ama. In occasione di questo gravissimo evento visto che i gestori degli impianti non attivarono immediatamente le autorità competenti, insieme con i cittadini della Valle Galeria allertammo la Procura di Roma. A seguito di ciò, l’intera area fu messa sotto sequestro

L’autorità di bacino pur avendo individuato  nelle proprie mappe queste aree  a rischio idrogeologico, non ha ancora trasformato questi rischi in vincoli e pertanto segnaleremo anche questa mancanza.
Che settori pubblici siano diventati delle vacche da mungere da parte del privato senza il giusto controllo è un fatto grave e purtroppo abituale.
In definitiva, tutti gli aspetti qui riportati, ricostruiti grazie alle richieste di accesso agli atti ed al lavoro compiuto in sinergia con i consiglieri comunali e regionali M5S, costruiscono un quadro ben diverso da quello esposto in arbitrato da Colari, un quadro dove, come sempre, a pagare sono i cittadini. Perché le multe derivanti dalla violazione delle norme comunitarie dobbiamo pagarle noi? Perché dobbiamo subire noi i danni ambientali? Quanto ci costa il danno di immagine del nostro Paese? Noi stiamo facendo il nostro dovere. Siamo in contatto con i cittadini, studiamo le carte, raccogliamo informazioni con le quali costruiamo atti parlamentari, denunce ed esposti. Dall’altra parte c’è un sistema marcio, un cancro che ci sta uccidendo. Vogliamo che venga fatta luce su ogni aspetto e noi daremo il nostro contributo. Senza paura!

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