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Agosto 2008: Franco Panzironi (attualmente in carcere) il 6 agosto 2008 viene nominato Amministratore Delegato di AMA. E’ Alemanno che decide di affidare a Panzironi – democristiano di ferro come Cerroni – la poltrona più alta di AMA.
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Giugno 2009: Panzironi sottoscrive con il Consorzio Colari un contratto che impegnerà la società pubblica a portare a Malagrotta (la più grande discarica d’Europa) 1000 tonnellate di rifiuti al giorno per sei mesi. Nel contratto viene stabilito inoltre che ogni eventuale contenzioso che dovesse nascere tra le due parti sia demandato ad un collegio arbitrale.
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Dicembre 2009: scade il contratto tra AMA e Colari. Questo non viene rinnovato in quanto la gestione dei rifiuti della capitale viene commissariata. Ciononostante la mondezza continua ad arrivare a Malagrotta.
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Cerroni decide di presentare il conto e – appellandosi al contratto stipulato con Panzironi – fa avviare l’arbitrato per ottenere 900 milioni di rimborso. Cerroni vuole essere risarcito anche per i costi sostenuti per un impianto composto da tre linee di incenerimento e per i suoi altri impianti con spese dimostrate in sede di arbitrato dal punto di vista commerciale attraverso mere fatture . Uno dei problemi è che Cerroni ha terminato la costruzione di una sola delle tre linee di gassificazione e solo per questa ha ottenuto il rilascio dell’AIA (Autorizzazione Integrata Ambientale). Per di più la macchina che ha costruito, così come evidenziato anche nello scambio epistolare intercorso tra il Gse ed il Consorzio Colari, dimostra di non avere mai funzionato. Oltre ciò, è da dire che i dubbi sul rilascio della nuova AIA, tenuta per ora in un cassetto della Regione Lazio viste anche le note vicende giudiziarie, sono molteplici e li stiamo segnalando di volta in volta alla Procura. In breve, la richiesta di risarcimento di Cerroni si baserebbe sul presupposto che il Consorzio Colari intanto avrebbe costruito e fatto funzionare alcuni impianti in quanto contava sulle quantità di rifiuti fornite da Ama. Ai lettori più curiosi, consiglio l’articolo “Le verità nascoste sull’inceneritore di Malagrotta“, dove vengono approfondite le questioni più scottanti attinenti il gassificatore. Dalla lettura degli atti relativa al lungo iter autorizzativo del gassificatore di Malagrotta, si evidenziano a nostro avviso imperizie e inadempienze che chiediamo siano verificate dalle autorità competenti. Un esempio fra tanti è la posizione dell’edificio che contiene la macchina dimostrativa attualmente non funzionante e che riteniamo potrebbe essere costruito non rispettando neanche le distanze minime di rispetto dal Rio Galeria previste dalla legge (150 metri) . Una relazione giurata di un ingegnere, sulla base di un rilievo di un geometra, entrambi tecnici di parte Cerroni, ha permesso di superare i vincoli idrogeologici e paesaggistici e per conto suo, la Regione Lazio li ha avallati senza il beneficio del dubbio. Basta dare uno sguardo alla cartina (in foto) per dubitare che le distanze effettive in realtà siano inferiori ai 150 metri previsti dalla legge. Quanto ai famosi impianti di trattamento meccanico biologico (i c.d.Tmb), questi sono entrati in piena funzionalità solo di recente (come accertato dal NOE e dalla precedente Commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo illecito dei rifiuti) e solo grazie alle innumerevoli denunce dei cittadini ed all’intervento deciso della Commissione Europea. Diciamo la verità, era più conveniente e semplice per il privato e per gli amministratori, gettare rifiuto talquale in discarica in barba alle norme comunitarie, che provvedere ad una seria gestione dei rifiuti.
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Per concludere, mi preme segnalare che l’ex sindaco Alemanno, al centro delle note vicende di Mafia Capitale, alla fine del proprio mandato maggio 2013, ha stipulato un accordo tra Eni, Roma Capitale e Ama. Nel contratto vengono permutate ben 9 stazioni di servizio benzina, in aree di pregio a Roma e di proprietà del Comune (tra le quali una in Corso Francia vicina alla ”sede” degli incontri di Carminati, ironia della sorte), con una piccola area di proprietà ENI da bonificare ubicata a Malagrotta vicino all’inceneritore AMA di Ponte Malnome. Partite valutate di uguale valore per la cifra di 6 milioni e mezzo di euro. Ci domandiamo se in questa operazione il nostro patrimonio pubblico non ci abbia rimesso e per questa ragione lo segnaleremo alla Corte dei Conti. A dimostrazione che l’area di Ponte Malnome sia a rischio di esondazione oltre che sito da bonificare (quindi difficilmente sfruttabile) ricordo che in proprio in quella zona, il 31 gennaio 2014 è esondato il Rio Galeria, disperdendo lungo i terreni il petrolio fuoriuscito dalla limitrofa raffineria ed i rifiuti ospedalieri del deposito dell’inceneritore Ama. In occasione di questo gravissimo evento visto che i gestori degli impianti non attivarono immediatamente le autorità competenti, insieme con i cittadini della Valle Galeria allertammo la Procura di Roma. A seguito di ciò, l’intera area fu messa sotto sequestro
In definitiva, tutti gli aspetti qui riportati, ricostruiti grazie alle richieste di accesso agli atti ed al lavoro compiuto in sinergia con i consiglieri comunali e regionali M5S, costruiscono un quadro ben diverso da quello esposto in arbitrato da Colari, un quadro dove, come sempre, a pagare sono i cittadini. Perché le multe derivanti dalla violazione delle norme comunitarie dobbiamo pagarle noi? Perché dobbiamo subire noi i danni ambientali? Quanto ci costa il danno di immagine del nostro Paese? Noi stiamo facendo il nostro dovere. Siamo in contatto con i cittadini, studiamo le carte, raccogliamo informazioni con le quali costruiamo atti parlamentari, denunce ed esposti. Dall’altra parte c’è un sistema marcio, un cancro che ci sta uccidendo. Vogliamo che venga fatta luce su ogni aspetto e noi daremo il nostro contributo. Senza paura!