
Rifiuti Radioattivi e deposito nazionale: vigilanza attiva della Commissione Ecomafie
I rifiuti radioattivi e il deposito nazionale che dovrà contenerli sono questioni di cui la Commissione Ecomafie si è occupata diverse volte sin dalla sua costituzione nel 1997 e di cui continuerà ad occuparsi nel corso della legislatura data l’attualità del tema. Dieci anni prima, nel 1987, i cittadini avevano detto no all’energia nucleare in Italia. Se da quel momento in Italia l’energia atomica non è più utilizzata, nel nostro Paese si continuano a produrre rifiuti radioattivi: negli ospedali, nelle industrie, nei laboratori di ricerca e nei vecchi impianti nucleari dismessi, oggi in via di smantellamento.
Tuttavia, non esistendo un’infrastruttura adeguata per il loro stoccaggio in completa sicurezza, i rifiuti radioattivi rimasti in eredità dalle passate attività nucleari sono ancora collocati presso i rispettivi siti di produzione (sedi di centrali nucleari o impianti sperimentali di ricerca). Il combustibile irraggiato è stato trattato e stoccato all’estero, ma è destinato a rientrare nel nostro paese. Ad essi vanno ad aggiungersi i rifiuti generati da attività di ricerca, mediche ed industriali, attualmente stoccati in depositi temporanei presso operatori nazionali autorizzati.
Parte di tali rifiuti sono stati condizionati e per la parte restante sono in corso o sono state programmate operazioni di condizionamento. In Italia è in corso l’iter per la realizzazione di un deposito nazionale rifiuti radioattivi dove possano essere stoccati in totale sicurezza quelli ad oggi ospitati nei diversi impianti, ma anche i rifiuti provenienti dal riprocessamento all’estero del combustibile irraggiato destinati a tornare in Italia.
Rifiuti radioattivi: i numeri dell’Istituto Nazionale per la sicurezza nucleare
Secondo l’Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione (Isin), ad oggi nelle installazioni nucleari sono presenti circa 30mila metri cubi di rifiuti radioattivi. In questo dato sono compresi quelli generati da attività di origine medica e industriale. I rifiuti derivanti dallo smantellamento delle ex centrali nucleari sono prevalentemente ad attività bassa o molto bassa. I rifiuti radioattivi che rientreranno in Italia nei prossimi anni, derivanti dalle operazioni di riprocessamento in Inghilterra e in Francia del combustibile irraggiato, sono in totale circa 75 metri cubi, di sui circa 40 ad alta attività e circa 35 a media attività.
A questi quantitativi vanno aggiunti quelli dei rifiuti radioattivi di nuova produzione. Continueranno infatti ad essere generati i rifiuti derivanti dalle applicazioni mediche e industriali, per i quali si stima una produzione annua di circa 300 metri cubi.
Resoconti stenografici

Missioni
Comunicati Stampa
Audizione dei rappresentanti di Sogin Spa
Audizione dei rappresentanti di Enea
Audizione dei rappresentanti di Arera
Audizioni sui rifiuti radioattivi
Audizione del direttore dell’Isin Maurizio Pernice
Audizione del rappresentante di Legambiente Umberto Lorini
Relazione Finale
