Desecretati atti su Ilaria Alpi
Ci tenevo a dare il mio piccolo contributo a questa vicenda che unisce due parti del mio cuore: i traffici illeciti dei rifiuti e la mia azienda RAI.
È difficile far luce su un caso che vede protagonisti trafficanti,servizi segreti,faccendieri,Stati, armi, soldi e rifiuti. L’opera di desecretazione che con la mia Commissione d’inchiesta cerchiamo di portare avanti credo sia un contributo importante. Lo dobbiamo per lo meno alla mamma di Ilaria che ha visto sua figlia morire più volte, soprattutto quando la Commissione Taormina ha concluso che la Alpi fosse andata in Somalia per una vacanza.
Ho inviato questi atti ad un giornalita d’inchiesta (l’essenza nobile del giornalismo) RAI che da anni segue in prima persona il caso Alpi: Maurizio Torrealta. So che potrà farne buon uso e mi fa piacere riportarvi la sua risposta:
Caro Stefano, ti avevo promesso un breve commento sulle informazioni che riguardano l’omicidio di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, recentemente desecretate e mantengo volentieri l’impegno. Prima di tutto mi fa un enorme piacere che dopo oltre venti anni da quell’ omicidio, ci sia in Parlamento una generazione di giovani come voi che riprendono nelle loro mani i verbali di tanti anni fa e li analizzano con la stessa attenzione e lo stesso interesse dei colleghi di Ilaria di allora. I motivi che impedirono la verità allora , esistono anche oggi ma sono meno pressanti e chi allora temeva quella verità ora non conta più molto. Il solo fatto che in Parlamento oggi, nell suo vertice, come nei vertici della commissione, fino ai più giovani deputati e ci sia stata l’attenzione per rendere pubblico quel materiale di indagine che molti anni fà qualcuno in una commissione dedicata alla verita su quel caso, decise al contrario di occultare, è la prova che questo difficile passaggio di staffetta generazionale è avvenuto. Il lavoro di giornalista lo si corre sempre in velocità contro il tempo e contro ostacoli molto più alti di quelli che si incontrano negli stadi, io mi ricordo i sette processi che ho dovuto affrontare su questo caso e che avrebbero potuto far rotolare in terra chiunque. Si arriva così alla fine della corsa e alla fine della propria carriera annaspando con l’ultimo fiato in gola e quel rotolo di notizie tra le mani cercando un compagno di squadra a cui affidarlo perchè lo porti avanti lui, prima che il fiato ci manchi.,Fa piacere trovare delle mani che riprendono a sfogliare quelle pagine e delle gambe che riprendano a muoversi per cercare la ragione dell’ omicidio di quei nostri due colleghi. E confesso che mi ha riempito di gioia l’immagine di quel carabinieri del NOE che prendendo l’ascensore di palazzo San Macuto per andare alla Commissione Rifiuti ,ha riconosciuto Giancarlo Marocchino, il faccendiere italiano che a Mogadiscio molti hanno sospettato che fosse coinvolto nei lucrosi traffici di armi e rifiuti, e si è messo a seguirlo per cercare di capire finalmente cosa faccia e per chi lavori. Bastano pochi episodi come questi per darci l’impressione che ce la si possa fare. Non ti ho scritto, come mi sarebbe venuto spontaneo fare, raccontandoti ancora una volta di questo caso, ma ti ho scritto solo della felicità che ho avuto quando ho scoperto che vi siete mossi anche voi, lasciatemi avere ancora per poco questa bella sensazione e poi ricominciamo… su quello non ci sono dubbi.
Maurizio Torrealta
Per chi volesse ripercorrere le vicende del caso Alpi-Hrovatin, ecco un sintetico quadro.
Il documento del Noe desecretato oggi riguarda l’imprenditore Giancarlo Marocchino, che contribuì a riportare in Italia una jeep indicata come quella dell’omicidio della giornalista e del collega Hrovatin. Il documento desecretato 769/001 del 27 luglio 2005 è un’informativa di polizia giudiziaria di 41 pagine e riassume un’indagine di tre mesi sul traffico transfrontaliero di rifiuti, con particolare riferimento alla Somalia. Mentre collaborava con la Commissione parlamentare d’inchiesta sulla morte di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, presieduta da Carlo Taormina (allora avvocato di Berlusconi e parlamentare di Forza Italia), l’imprenditore italiano Giancarlo Marocchino pare abbia trafficato per organizzare navi cariche di “camion militari”, “gomme triturate” e “acido solforico” da spedire in Somalia, come diceva durante le intercettazioni telefoniche. Giancarlo Marocchino non fu mai indagato per l’omicidio di Ilaria Alpi, anche se fu il primo ad accorrere sul luogo dell’agguato il 20 marzo ’94, a Mogadiscio. Era stato espulso dalla Somalia nel ‘93 dal commando Usa con l’accusa di avere un ruolo centrale nel traffico di armi; nel 2005 collaborò con la Commissione Taormina per riportare in Italia la jeep su cui sembra viaggiassero Ilaria e Miran, ma una perizia disposta dalla Procura di Roma nel 2008 accertò che il sangue rimasto sui sedili dell’auto recuperata da Marocchino non era compatibile con il Dna di Ilaria Alpi.
Gli atti desecretati sul duplice omicidio di Mogadiscio erano quasi tutti conosciuti dalla magistratura, poiché in gran parte costituiti dai lavori della commissione parlamentare d’ inchiesta che fu presieduta da Carlo Taormina. I fatti erano già stati esaminati non solo dalla procura di Roma nel corso della prima inchiesta giudiziaria, ma anche da procure di altre città come quelle di Asti, Latina, Milano e Torre Annunziata che, a vario titolo, si erano interessate all’inchiesta. Ma nessun elemento concreto era poi emerso, vista anche l’impossibilità per le nostre autorità giudiziarie di relazionarsi con fonti istituzionali somale. Questo desecretato oggi è un documento importante anche in vista del nuovo processo sul caso Alpi-Hrovatin che inizierà a Perugia. Per il duplice delitto è stato processato e condannato finora solo il somalo Hasci Omar Hassan, che ha scontato 16 anni di carcere (sui 26 che gli erano stati inflitti) e ha poi ottenuto la revisione del processo. Un altro miliziano somalo che lo aveva accusato ha poi ritrattato. Il nuovo procedimento inizierà il 13 gennaio.
Io sono particolarmente orgoglioso della desecretazione di questo documento da parte della Commissione parlamentare d’inchiesta rifiuti per una ragione che racchiude le mie due passioni: Ilaria Alpi era una giornalista della RAI, che è anche l’azienda in cui io ho lavorato ed ha pagato con la vita la sua ricerca di verità sul traffico illecito dei rifiuti. Lo ritengo un onore aver contribuito a dare maggiore trasparenza ad una vicenda come la sua, così delicata e in parte ancora oscura. Fu un tentativo di rapimento finito in tragedia contro giornalisti scelti a caso o piuttosto un agguato premeditato e mirato contro testimoni scomodi di traffici illeciti di armi e rifiuti in Somalia?
Dopo 20 anni la famiglia Alpi chiede ancora senza sosta di sapere chi ha ucciso Ilaria. Ed io spero che possano finalmente arrivare delle risposte.
A questo link il documento desecretato: