Appalti Verdi e criteri minimi ambientali: a che punto siamo?

Appalti Verdi è un termine entrato ormai nel vocabolario delle Pubbliche Amministrazioni e di chi si trova a partecipare alle gare d’appalto indette dalle PA. Quando si parla di appalti verdi (o Green Public Procurement) si fa riferimento alla strategia europea per l’economia circolare, un insieme di buone pratiche indicate dall’Europa per rendere più efficiente e sostenibile dal punto di vista ambientale il lavoro delle pubbliche amministrazioni. Gli appalti verdi consistono, sostanzialmente, in misure atte ad applicare criteri minimi ambientali nelle procedure di acquisto di beni e servizi da parte della PA.

Il Codice degli appalti stabilisce, infatti, che le “stazioni appaltanti” pubbliche debbano formulare i bandi di gara sulla base di specifici criteri ambientali e sociali, quali i Cam – Criteri Ambientali Minimi. La domanda che arriva dal settore pubblico può dare un grande impulso al mercato dei beni a ridotto impatto ambientale: la Commissione europea ha stimato che la spesa delle amministrazioni pubbliche per opere, beni e servizi rappresenti circa il 19% del Pil dell’Ue. Se tali norme fossero pienamente applicate, le PA sarebbero in grado di fornire prodotti e servizi più efficienti e a ridotto impatto ambientale, razionalizzando i consumi e le spese. Secondo l’Osservatorio Appalti verdi di Legambiente e fondazione Ecosistemi, l’applicazione dei Cam procede lentamente: il Cam più adottato è quello relativo alla gestione dei rifiuti, seguito da quello della carta. La difficoltà di applicazione principale è legata carenza di formazione del personale.

Appalti verdi: i lavori della Commissione Ecomafie

La Commissione Ecomafie svolge tra le sue attività anche un monitoraggio sull’applicazione delle normative ambientali. Tra queste, nella presente legislatura la Commissione analizzerà l’attuazione della normativa sugli appalti verdi, avendo ben presente le numerose difficoltà che ancora oggi ne impediscono la piena applicazione. Carenze strutturali, mancate competenze specifiche e scarsa preparazione tecnica del personale sono alla base dei ritardi nei cosiddetti acquisti verdi.