Il settore del riuso vale oltre 2 miliardi di euro. È una miniera d’oro per l’economia circolare, allunga la vita degli oggetti e permette di risparmiare le risorse necessarie per produrne di nuovi. In questo ambito, gli abiti usati rappresentano un segmento molto importante. A fronte di aspetti molto positivi, il settore degli indumenti usati ha però un grave problema: la pesante infiltrazione mafiosa. Per questo con la Commissione parlamentare d’inchiesta sulle Ecomafie, che ho l’onore di presiedere, stiamo svolgendo un’inchiesta specifica proprio su questo settore. Perché è inaccettabile che un abito buttato dal cittadino nel cassonetto con l’idea di donarlo ai poveri finisca poi nelle mani di camorristi o loro sodali.
Pochi giorni fa siamo andati a renderci conto della situazione allo storico mercato di indumenti usati di Resina (Ercolano). Un posto importante e di grande valenza simbolica, quando si parla di traffici illeciti di indumenti usati: “I campani sanno bene che ad Ercolano non si vendono stracci se non si è legati ai Birra Iacomino”, ha detto qualche anno fa durante un’audizione in Commissione Antimafia il magistrato Ettore Squillace Greco. Abbiamo anche svolto un sopralluogo nel capannone della Textiles Recycling Import-Export srl di Cercola (Napoli), posto sotto sequestro dalla procura di Nola. Qui si trovano ammassate montagne di abiti usati, probabilmente scarti senza sbocco sul mercato, abbandonati qui per evitare i costi di smaltimento.
Un altro modo per evitare i costi di smaltimento di abiti usati senza alcun valore sul mercato sono i roghi: non è raro che dei rifiuti tessili vengano usati per appiccare le fiamme della Terra dei fuochi.
Siamo tornati a Roma con materiale interessante e spunti di approfondimento. Continueremo a lavorare per far emergere gli illeciti, ripulire il settore e liberare le potenzialità e le energie positive dalla cappa della camorra e dell’illegalità.